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Il misticismo bellunese di Dino Buzzati

Per la fede Shintō, la più diffusa e praticata in Giappone, la montagna è spazio sacro: è il mondo abitato dal misterioso dio della montagna, lo yama no kami, ma è anche la casa degli spiriti dei morti, ai quali i discendenti sono soliti costruire altari e dedicare piccole offerte. In montagna vivono gli yamabushi, eremiti che seguono lo Shintō in modo del tutto personale, curandosi poco o nulla dei dettami “ufficiali” della religione. La montagna insomma è «luogo privilegiato di esperienza mistica»[1]. Questo tema ritorna ad arricchire la letteratura giapponese contemporanea: in una radura in mezzo al bosco si svolge l’inspiegabile fatto che dà il via a Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami. Sempre nel bosco, in una zona imprecisata a qualche ora di macchina dalla città di Takamatsu, il sedicenne Tamura Kafka troverà la soluzione che condurrà il romanzo verso il suo finale.





Svariate migliaia di chilometri a ovest del Giappone, poco distante da Belluno, troviamo Valmorel, gruppo di poche case che deve la sua notorietà a Dino Buzzati, il più celebre tra gli scrittori di origine bellunese. L’ultimo libro di Buzzati (pubblicato nel 1971, un anno prima della morte dell’autore) si intitola proprio I miracoli di Val Morel. L’espediente (ben noto a chiunque si intenda un minimo di letteratura) su cui si basa il testo è quello del “manoscritto ritrovato”: siamo nel 1938, Buzzati, riordinando le carte del padre, trova un antico libretto intitolato Prodigiosi miracoli di Santa Rita onorati nel santuario di Val Morel. Si tratta di miracoli tutt’altro che convenzionali, spesso assurdi e grotteschi, narrati in un italiano stentato che spesso lascia il posto al dialetto bellunese. Recatosi a Valmorel, l’autore riconosce il santuario:

E proprio là dove gli opposti declivi si congiungevano, […] sorgeva uno di quei rozzi tabernacoli, con una immagine ormai quasi irriconoscibile, tanto maltrattata dalle intemperie e dagli anni. Sul bordo, tutta una fila di lumini, di cui soltanto due accesi, e tanti piccoli vasi e bicchieri con fiori di campo.[2]

Non solo, a Valmorel Buzzati incontra Toni Dalla Santa, anziano custode del santuario e autore del misterioso libro. Il vecchio invita lo scrittore nella sua baita, gli racconta le gesta di Santa Rita e gli mostra i suoi rozzi ma espressivi disegni raffiguranti i miracoli compiuti dalla santa. Dopo quest’incontro trascorrono molti anni, è il 1946, la guerra è da poco terminata e Buzzati decide di recarsi di nuovo a Valmorel, qui, la destabilizzante sorpresa:

Il paese di Valmorel esisteva ancora, tale e quale. […] Ma il sentiero che conduceva al santuario non esisteva più. Lo cercai lungamente. Chiesi informazioni. Nessuno ne sapeva niente. Nessuno aveva mai sentito nominare un tabernacolo di Santa Rita. Nessuno aveva mai conosciuto Toni Dalla Santa.[3]



Nel 2016, il critico inglese Mark Fisher ha dedicato un illuminante saggio alle nozioni di “strano” (weird) e “inquietante” (eerie) in varie opere artistiche contemporanee[4]. Per Fisher è strano ciò che è “fuori posto”, come le creature nei racconti di Lovecraft. Ma lo strano non è necessariamente spaventoso: i dipinti dei surrealisti sono senza dubbio Weird. Nell’inquietante è fondamentale il concetto di “agentività”: chi ha a che fare con un fenomeno eerie si chiederà certamente qual è l’entità misteriosa che ha causato tale fenomeno. L’eerie ha spesso a che fare con l’esistenza e la non esistenza: è inquietante trovare qualcosa dove non dovrebbe esserci niente. Ma forse lo è ancora di più non trovare niente dove dovrebbe esserci qualcosa. La situazione in cui si trova Buzzati è inquietante al massimo grado. Il santuario di Santa Rita, il vecchio Toni e la sua casa sono scomparsi. O meglio, dato che nessuno ne ha mai sentito parlare, forse non sono mai esistiti. All’autore perplesso non rimangono che il libro del misterioso vecchio con i suoi disegni e i propri appunti della precedente conversazione. Nel gioco dell’autore, I miracoli di Val Morel è proprio questo, trentanove disegni corredati da altrettanti brevi testi che descrivono questi miracoli. È giusto dire che la Santa Rita di Valmorel non si scomoda per prodigi convenzionali ma preferisce intervenire in situazioni del tutto insolite. È il caso del tappezziere bellunese Nicolino Silvestri che, dopo essere fuggito in Svizzera con una prostituta, viene “guarito” dalla santa e ritorna pentito dalla moglie e dai due figli. Ancora più bizzarro il caso di Ermanno Seborga Sònego, cittadino di Vittorio Veneto con l’hobby per la caccia: un bel giorno Ermanno viene processato e condannato a morte dai suoi trofei di caccia che, per l’occasione, hanno preso vita. L’intervento della santa sarà risolutivo. In un altro miracolo troviamo la santa attiva a Primolano, intenta a calmare le visioni erotico-mostruose che affliggono le studentesse del locale collegio. Ognuno dei miracoli descritti e disegnati da Dino Buzzati (o dal vecchio Dalla Santa?) stupisce e diverte per la fantasia e l’ironia con cui viene presentato.



Tra tutti, il personaggio che più colpisce il lettore però non può che essere Toni Dalla Santa: un uomo che, pur avendo solo una sessantina d’anni, sembra vivere da sempre, tanto da aver descritto e disegnato miracoli avvenuti secoli prima. Un vecchio semianalfabeta, forse affetto da problemi mentali che vive in una situazione di estrema povertà eppure dotato di una fantasia e di un senso dell’umorismo fuori dal comune. Un essere che, all’improvviso, scompare nel nulla come se non fosse mai esistito. Dalla Santa ricorda il vecchio Nakata del già citato Kafka sulla spiaggia, anch’egli analfabeta e all’apparenza un po’ matto, anch’egli in realtà dotato di capacità straordinarie. Più ancora, e rieccoci all’inizio della nostra storia, nella sua devozione per Santa Rita, ricorda gli yamabushi della tradizione Shintō, eremiti che, lontano dai dogmi della religione ufficiale, vivono la propria fede in modo unico e originale.

Dove sei vecchio Toni Dalla Santa? Sei mai esistito?[5]




Nico



[1] G. Filoramo et al., Manuale di storia delle religioni, Bari-Roma, Laterza, 1998, p. 426.

[2] D. Buzzati, I miracoli di Val Morel, Milano, Mondadori, 2013, p. 9.

[3] Ivi, p. 11.

[4] M. Fisher, The Weird and the eerie. Lo strano e l’inquietante nel mondo contemporaneo, Roma, Minimum Fax, 2018.

[5] Buzzati, I miracoli di Val Morel, cit., p. 12.

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