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Visualizzazione dei post da marzo, 2021

Il Maestro e Margherita dalla letteratura al teatro

  Il Maestro e Margherita è un classico novecentesco. E come ogni classico che si rispetti, può essere preso da svariati punti di vista e attraversare le arti. Se si pensa a quest’opera letteraria applicata alle arti figurative, ad esempio, vengono subito in mente numerose illustrazioni, le variegate immagini di copertina delle varie edizioni. In musica, il capolavoro di Michail Bulgakov ha ispirato Simpathy for the Devil dei Rolling Stones, Pilate dei Pearl Jam, Love and destroy dei Franz Ferdinand. Diverse sono le trasposizioni cinematografiche (ricordiamo il film del 1972 di Aleksandar Petrović, con Ugo Tognazzi nella parte del Maestro) e televisive. Naturale, infine, che un romanzo così straripante di luoghi e azioni teatrali trovi terreno fertile nella pratica del palcoscenico. Di quest’ultimo legame, quello tra letteratura e teatro (o meglio, della letteratura che si fa teatro), ci occuperemo in questo articolo, prendendo in esame due differenti proposte: una più canonica, l’al

Giovanni Raboni traduttore di Arnaut Daniel: Reliquie Arnaldine

Alla fine degli anni Ottanta, Giovanni Raboni (1932-2004) inaugura una nuova fase della sua attività creativa, legata al recupero delle forme metriche tradizionali, non in chiave di un ritorno all’ordine fine a stesso, bensì avvertendo «l’esigenza di qualcosa di resistente contro cui lottare per creare una nuova espressività». [1] Bisogna ricordare che, in quel periodo, la poesia italiana stava assistendo a un diffuso e rinnovato interesse per le forme chiuse, tanto che si può considerare tale tendenza una reazione al frenetico contesto sociale, volta a rallentare un’accelerazione temporale che stava strappando l’uomo fuori da se stesso, limitandone il pensiero critico. Il rapporto tra la trasformazione della società e le esigenze di una nuova poesia emerge limpidamente dalle parole di Antonio Porta, tra gli intellettuali più prossimi a Raboni proprio in quegli anni:   Se qualcuno mi chiedesse qual è il comune denominatore tra linguaggi di poesia che ci arrivano da personalità mol