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Visualizzazione dei post da luglio, 2020

Due versioni della stessa poesia di Alfonso Gatto

Nel 1516 esce la prima edizione a stampa dell’ Orlando Furioso . Si tratta di un’edizione molto diversa da quella che leggiamo oggi: la lingua, nonostante si basi sul toscano letterario, contiene molte sfumature padane; la trama contiene diverse incongruenze che i primi lettori metteranno presto in luce; i canti sono solamente 40, contro i 46 della versione definitiva. Negli anni successivi Ariosto continua a lavorare sul testo del Furioso modificandone notevolmente lingua e contenuto; non a caso il frontespizio dell’edizione a stampa del 1532 dichiarerà che il poema è stato nuovamente da lui proprio corretto e d’altri canti nuovi ampliato. [1] Non approfondiremo il perché di questi cambiamenti, quello che ci interessa osservare è che Ariosto cambiava continuamente idea riguardo ciò che aveva scritto e sentiva la necessità di aggiornare il proprio lavoro; i suoi lettori poi, non solo accoglievano positivamente ogni modifica, ma dimenticavano velocemente le versioni più datate.    

Cinque fantasy da (ri)scoprire

Il ventiduesimo capitolo dei Promessi sposi è forse uno dei più odiati dagli studenti di tutt’Italia. È il capitolo in cui viene annunciata l’imminente entrata in scena del cardinale Carlo Borromeo. Un personaggio tanto importante da costringere Manzoni a interrompere il proprio romanzo per narrarne la biografia. L’autore però, pur visibilmente emozionato dall’arrivo dell’illustre personaggio, si ricorda del proprio lettore e intuisce (giustamente) che questi non ha alcuna voglia di sentire la storia del cardinale ma vuole soltanto procedere con il romanzo. Che fare dunque? Il premuroso Manzoni prende la parola direttamente e autorizza il lettore più impaziente a saltare tutto il capitolo e a passare a quello seguente, in cui proseguono le avventure di Renzo e Lucia. Davvero un bel gesto. In quest’articolo vogliamo proporvi la lista dei nostri cinque libri fantasy preferiti, ma prima della lista vera e propria ci siamo visti costretti a scrivere una breve introduzione, senza l’introdu

Omaggio a Céline e alle sue contraddizioni

Il 2 luglio 1961, nella sua casa di Ketchum, nell’Idaho, la signora Mary Welsh viene svegliata da un forte rumore. Scesa in cucina, si trova davanti a una scena tragica eppure facilmente prevedibile: il marito Ernest Hemingway, da tempo affetto da gravi crisi depressive, si è suicidato sparandosi un colpo di fucile in bocca. La morte del grande scrittore americano, autore di romanzi importantissimi quali Addio alle armi (1929) e Per chi suona la campana (1940), farà rapidamente il giro del mondo e diverrà notizia da prima pagina per i principali quotidiani americani ed europei. È possibile però che sugli stessi quotidiani (ma forse nemmeno su tutti…), dopo le numerose pagine dedicate a Hemingway e dopo le altre notizie di cronaca, il lettore potesse trovare un articolo, magari un trafiletto di poche righe, magari senza la fotografia, dedicato alla morte di un altro scrittore. Il primo di luglio infatti, mentre a Ketchum Hemingway trascorreva le ultime ore della sua vita, circa quattr