Humankind: solidarietà ai non umani di Timoty Morton, letterato e filosofo inglese, è un libro esplosivo: ogni pagina trasuda di temi, argomentazioni, critiche, idee e proposte circa l’uomo, il genere umano, il non-umano, il mondo e le relazioni che in esso avvengono. Accanto a interpretazioni filosofiche di Interstellar e di poesie di Baudelaire, accanto alla critica alla teoria di Marx e al tentativo di riformulare il comunismo per includere nel suo progetto i non-umani, ci sono due spunti che abbiamo deciso di approfondire. Sono stati scelti per diversi motivi: in primo luogo, rappresentano i ‘mattoni’ del pensiero di Morton, elementi che percorrono tutto il libro e che sono preliminari ad ogni argomento specifico affrontato. In secondo luogo, questi hanno suscitato in noi il maggior interesse e crediamo siano spunti fertili per riflessioni autonome da parte di ogni lettore. Il primo di questi è la proposta di Morton di concepire un ‘olismo implosivo’ in contrapposizione a quello
Come ognuno di noi ha appreso durante gli anni scolastici, la Guerra Fredda è una fase di contrapposizione ideologica e politica tra Stati Uniti e Unione Sovietica iniziata dopo la Seconda guerra mondiale e conclusasi con la caduta del Muro di Berlino. Altro fatto universalmente noto è che questa guerra non si combatté mai (o quasi mai) su di un tradizionale campo di battaglia, ma sempre in situazioni ben diverse: ai giochi olimpici, attraverso emblematiche partite di scacchi tra supercampioni [1] , nello spazio. Quella per la conquista dello spazio fu una battaglia fondamentale all’interno della Guerra Fredda, non una semplice lotta per il prestigio ma un modo per incutere timore, dimostrando la propria superiorità tecnologica e militare. Nel 1967, due anni prima che gli Stati Uniti, con lo sbarco del primo uomo sulla Luna, mettessero a segno un punto decisivo per la vittoria, dalle pagine del Corriere della Sera, Anna Maria Ortese esprimeva le proprie perplessità per questi tentativ