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Distopie, profezie, realtà. Cinque romanzi di fantascienza

Come ognuno di noi ha appreso durante gli anni scolastici, la Guerra Fredda è una fase di contrapposizione ideologica e politica tra Stati Uniti e Unione Sovietica iniziata dopo la Seconda guerra mondiale e conclusasi con la caduta del Muro di Berlino. Altro fatto universalmente noto è che questa guerra non si combatté mai (o quasi mai) su di un tradizionale campo di battaglia, ma sempre in situazioni ben diverse: ai giochi olimpici, attraverso emblematiche partite di scacchi tra supercampioni[1], nello spazio. Quella per la conquista dello spazio fu una battaglia fondamentale all’interno della Guerra Fredda, non una semplice lotta per il prestigio ma un modo per incutere timore, dimostrando la propria superiorità tecnologica e militare. 

Nel 1967, due anni prima che gli Stati Uniti, con lo sbarco del primo uomo sulla Luna, mettessero a segno un punto decisivo per la vittoria, dalle pagine del Corriere della Sera, Anna Maria Ortese esprimeva le proprie perplessità per questi tentativi di esplorazione e conquista.

 

[…] questo spazio, non importa da chi, forse da tutti i paesi progrediti, è sottratto al desiderio di riposo, di ordine, di beltà, allo straziante desiderio di riposo di gente che mi somiglia. Diventerà fra breve, probabilmente, uno spazio edilizio. O un nuovo territorio di caccia, di meccanico progresso, di corsa alla supremazia, al terrore.[2]

 

Alla scrittrice risponderà poche pagine dopo il collega Italo Calvino che, pur consapevole di quali erano gli scopi che si prefiggevano le due superpotenze nell’esplorazione del cosmo, vedeva soprattutto dei risvolti positivi:

 

Quel che mi interessa invece è tutto ciò che è appropriazione vera dello spazio e degli oggetti celesti, cioè conoscenza: uscita dal nostro quadro limitato e certamente ingannevole, definizione d’un rapporto tra noi e l’universo extraumano.[3]




I diversi stati d’animo di Ortese e Calvino di fronte alla corsa allo spazio non rappresentano perfettamente, forse, i due modi in cui possiamo leggere un romanzo fantascientifico? Una fantascienza “positiva” che prova ad anticipare e prevedere scoperte scientifiche, incredibili sviluppi della tecnologia, contatti con intelligenze provenienti da altri pianeti. Una fantascienza “negativa” in cui sono proprio gli eccessi dello sviluppo tecnologico o il contatto con esseri sconosciuti e ostili a portare l’umanità alla catastrofe. Proprio come i robot di Asimov mostrano sia tratti positivi che negativi, ogni opera di fantascienza porta con sé entrambe queste caratteristiche, starà alla sensibilità del lettore decidere a quali dare più peso.

In entrambi i casi, la qualità più affascinante di alcune opere fantascientifiche del passato sta soprattutto nella loro capacità di diventare profezia, di aiutarci ad osservare il nostro presente con occhi diversi. In uno dei più celebri romanzi di Philip K. Dick, la potente droga Chew-Z commercializzata da Palmer Eldritch permette di fuggire da un presente intollerabile per rifugiarsi su mondi alternativi.

Meno di sessant’anni dopo la pubblicazione di Le tre stimmate di Palmer Eldritch, la creazione di mondi virtuali non è più fantascienza ma è la realtà per molte importanti aziende che stanno scommettendo su quest’ambito e per molte persone che, senza assumere del Chew-Z, possono trasferirsi in una diversa realtà in cui creare una rete di amicizie virtuali, assistere a eventi virtuali o addirittura comprare del terreno virtuale, utilizzando, ovviamente, del denaro reale.

 

«Dio promette la vita eterna» disse Eldritch. «Io posso fare di meglio; posso metterla in commercio.»[4]



Se pensiamo ad un altro dei grandi investimenti degli ultimi anni, il tentativo di portare turisti paganti nello spazio, ecco che la realtà ha superato la fantascienza, ecco che l’esplorazione spaziale vista da Calvino come avventura e scoperta diventa la paura di Anna Maria Ortese per uno spazio strumento di guadagno. Uno spazio edilizio. Ecco che la scienza non è più disinteressata scoperta dei misteri dell’universo, ma è sviluppo continuo di tecnologia superflua a cui può essere incollato un cartellino con il prezzo.

Qual è quindi lo scopo di chi scrive fantascienza? Ammonire i lettori su di un possibile sviluppo non etico della scienza? Mostrarci dei mondi spaventosi che, un giorno, potranno essere il nostro? Forse nessuno di questi. Forse lo scopo è “solo” quello di raccontare delle belle storie, di far sognare il lettore o (perché no?) fargli avere degli incubi attraverso delle finzioni scritte in modo brillante e originale. Tra le moltissime, noi ne abbiamo scelte cinque.

 

1) Jeff Vandermeer – Trilogia dell’Area X (2014)

In un tratto di costa dimenticato si è sviluppata, non si sa come né perché, una zona in cui il tempo, lo spazio e la natura seguono regole che non conosciamo: l’Area X. L’unica cosa che sappiamo è che l’Area è in continua e preoccupante espansione. L’agenzia governativa Southern Reach ha lo scopo di esplorare la zona attraverso l’invio di missioni, raramente però i membri di queste missioni fanno ritorno, i pochi che ci riescono sono psicologicamente annientati e del tutto apatici, come se avessero subito un trauma troppo terribile per essere raccontato. Il primo libro, Annientamento, si svolge interamente nell’Area X, qui seguiamo una biologa, membro della dodicesima missione di esplorazione, intenta ad indagare le stranezze della zona. Autorità, il secondo volume, si svolge invece al di fuori, tra i corridoi della Southern Reach guidata dal nuovo direttore John “Controllo” Rodriguez, disorientato non solo dai misteri dell’Area X, ma anche da quelli che sembrano nascondergli colleghi e superiori. Il terzo volume (Accettazione) tenta di fare da sintesi, raccontandoci gli albori dell’Area X e il destino di tutti e personaggi che in qualche modo hanno finito, loro malgrado, per farne parte. Vera protagonista della trilogia è ovviamente l’Area X: uno spazio impossibile in cui una natura fin troppo rigogliosa si sviluppa in modo inquietante, assimilando e dando nuova forma a tutto ciò che entra in contatto con essa. L’Area X somiglia forse alla Zona del film Stalker (1979), ma qui, al contrario del capolavoro di Tarkovskij, manca del tutto una guida, nessun cacciatore proporrà ai protagonisti un sentiero che permetta di penetrare i segreti (e aggirare i pericoli) dell’Area.




2) Frank Herbert – Dune (1965)

Dune, o Arrakis, come lo chiamano i suoi abitanti, è un pianeta desertico e inospitale. Tempeste devastanti ne spazzano la superficie mentre, sotto le sue sabbie, strisciano quasi inosservati vermi giganteschi, più grandi di qualsiasi nave spaziale. La scarsità d’acqua mette a dura prova la vita umana sul pianeta ma i Fremen, i misteriosi abitanti di Dune, hanno imparato a convivere con il deserto. Attraverso una cura fanatica nella conservazione della pur minima goccia d’acqua, i Fremen hanno fatto della siccità il fulcro delle proprie usanze, arrivando ad elaborare le migliori tecnologie per la raccolta e il riciclo dell’umidità. Sulla superficie di Dune si trova però anche il melange, la potente spezia che dà agli uomini il dono della prescienza, permettendo loro di guidare immense astronavi da un punto all’altro della galassia. La spezia e il suo commercio sono perciò la base della civiltà, perché garantiscono gli scambi tra i pianeti e la sopravvivenza dell’Impero. Ecco che allora il quadro si complica perché, nell’universo di Frank Herbert, Dune costituisce l’epicentro economico e politico dei destini dell’Impero. Su Arrakis si incrociano gli interessi della choam, la potente corporazione che tiene le redini del commercio del melange, e della Gilda dei Navigatori, che controlla i viaggi interstellari. Dune è anche l’arena dello scontro tra la nobile famiglia Atreides e i ricchissimi Harkonnen, sapientemente allestita dall’Imperatore, che applica la saggia filosofia del Divide et impera dei Romani per ostacolare l’ascesa dei duchi e dei baroni che compongono il parlamento dell’Impero (Landsraad) e che minacciano il suo assolutismo. Con la scelta dell’Imperatore di sostituire il Duca Leto Atreides ai crudeli Harkonnen nel governo di Dune si apre infatti il nostro romanzo, una decisione che infrange però il precario equilibrio su cui si regge l’ordine imperiale, dando il via ad uno scontro di portata galattica. Dune racconta la storia di Paul Atreides, figlio del Duca Leto, costretto ad abbandonare il pianeta natale Caladan assieme alla sua famiglia per trasferirsi su Arrakis e compiere il volere dell’Imperatore, consapevoli pedine di un gioco che finirà per condurre gli Atreides in una trappola. Su Dune si compirà il destino di Paul, attraverso un percorso di maturazione che lo porterà a diventare da giovane inesperto a maestro in grado di gestire enormi poteri, grazie alla severità delle condizioni di Arrakis e ai saggi insegnamenti dei suoi abitanti. Paul è infatti non solo l’erede della più antica e nobile casata dell’Impero ma anche il prodotto finale di un programma eugenetico secolare, perseguito dall’ordine religioso Bene Gesserit a cui appartiene la madre. Così Paul Atreides, sempre in bilico tra la sua umanità e una sacralità quasi messianica, intreccerà le proprie possibilità di sopravvivenza e ascesa con la sorte di Dune. 



3) Sarban - Il richiamo del corno (1952)

Con la sigla PTSD ci si riferisce comunemente alla sindrome da stress post-traumatico: un disturbo che può manifestarsi in seguito a un evento particolarmente violento che interrompe il flusso continuo della vita naturale di un soggetto. I suoi sintomi erano frequentemente riscontrabili tra i reduci della seconda Guerra Mondiale ma, nel caso del protagonista del romanzo di Sarban, il giovane ufficiale della marina britannica Alan Querdilion, questi sembrano essere particolarmente evidenti. La sua esperienza è stata certamente più insolita di quella degli altri soldati. Lo confessa a un amico: non sono stati solamente i sei anni di battaglie e prigionia a segnare il suo carattere. Durante la sua fuga da un campo di prigionia tedesco si ritrova coinvolto in un incidente che non si riesce a spiegare e perde i sensi. Al suo risveglio il mondo è diverso. La guerra è finita, l'Asse ha vinto la guerra e i prigionieri dei popoli sottomessi sono schiavi della razza dominante che non sono li sfrutta a suo piacimento, ma li sottopone a esperimenti di eugenetica per migliorare tratti vantaggiosi, come la docilità della servitù. Nella regione in cui si trova Alan sembra addirittura pratica comune utilizzare dei terribili incroci uomo-animale per dare la caccia all'uomo.
La scrittura di Sarban è tale per cui gli aspetti della distopia in cui il protagonista è coinvolto emergono un poco alla volta, stimolando la curiosità del lettore che, capitolo dopo capitolo, sarà sempre più avido di dettagli che possano fornirgli una chiave per interpretare lucidamente i retroscena dei fatti descritti. Sarban però non cede alla tentazione di descrivere minuziosamente il mondo in cui getta Alan, ed è questo su cui si basa la sua evocazione del terrore romanzesco: "... il terrore che si prova ad essere cacciati: è questo che è indescrivibile, è per questo che non ci sono parole". Non esiste prigioniero più infelice di quello che non ha notizie dal mondo che lo circonda, e non esiste preda che abbia il tempo di darsi delle risposte. 



4) William Gibson - Neuromante (1984) 

É innegabile l'importanza dell'opera di Gibson per lo sviluppo della fantascienza contemporanea. Neuromante, che compone insieme a Count Zero (1986) e a Mona Lisa Overdrive (1988) la cosiddetta Trilogia dello Sprawl, è infatti tra i primi testi narrativi ad affrontare tematiche quali il pericolo di uno sviluppo senza freni della tecnologia o l'etica dell'utilizzo dell'intelligenza artificiale calandoli in un ipotetico futuro degenerato. Sono insomma gli elementi che a partire dagli anni Ottanta contraddistinguono il genere Cyberpunk
In Neuromante il protagonista Case è un giovane e abile hacker, o meglio: un "cowboy della console". Il suo lavoro consiste nel collegare la sua coscienza a una rete informatica globale, la Matrice, per collezionare dati sensibili. Dopo aver tradito i suoi datori di lavoro il suo sistema nervoso viene però sabotato in modo da negargli per sempre l'accesso al cyberspazio. Case si recherà quindi in Giappone, a Chiba, alla ricerca di un modo per potersi connettere di nuovo alla Matrice. Ed è qui che inizia il romanzo, nella periferia degradata di una metropoli sconfinata che al lettore non potrà non far pensare alle immagini di Blade Runner, film uscito nelle sale solo pochi anni prima della pubblicazione di questo romanzo. 



5) Philip K. Dick - Ubik (1969)

Pubblicato nel 1969, nel pieno della maturità artistica del grande scrittore Americano, Ubik è forse il suo romanzo più celebrato, con giusto merito: l'opera incarna appieno il lato più allucinato e metafisico dello stile di Dick (superato in questo senso solo da un' altro caposaldo della narrativa Dickiana, ossia Le Tre Stimmate di Palmer Eldritch citato in apertura di questo articolo). Vita dopo la morte, reincarnazione, la figura del demiurgo divino; ma anche una storia ricca di tensione, thriller quasi, mistero e svolte narrative inaspettate, il tutto inserito in un contesto fantascientifico in cui persino l'aldilà è reso possibile attraverso la tecnologia. Ubik narra la vicenda del tecnico Joe Chip, dipendente del ricco Glen Runciter. Vittima, con i suoi colleghi, di un attentato perpetrato da una azienda rivale, Chip si risveglia in ospedale assieme a loro e, credendo morto il suo capo, inizia ad indagare...almeno finché tutto ciò che lo circonda inizia inesorabilmente ad invecchiare in maniera innaturale e la sua vicenda si trasforma in una affannosa corsa contro il tempo. Solo una sostanza chiamata Ubik, racchiusa in una comune bomboletta spray, sembra poter invertire il misterioso fenomeno.





[1] Per curiosità sulla “sfida del secolo” tra l’americano Bobby Fischer e il russo Boris Spasskij consigliamo La grande partita, film del 2014 diretto da Edward Zwick.

[2] L. Lipperini, Ortese, Calvino, la luna, il dito, in Lipperatura (https://www.lipperatura.it/ortese-calvino-la-luna-il-dito/), consultato il 05/01/23.

[3] Ibidem.

[4] P.K. Dick, Le tre stimmate di Palmer Eldritch, Roma, Fanucci, 2003.


Introduzione e Trilogia dell'Area x by Nico

Dune by Francesca

Il richiamo del corno e Neuromante by Matteo

Ubik by Massimiliano

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