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Perché il solito giallo?

Vi siete mai chiesti come mai le vicende riguardanti efferati delitti, misteriose scomparse e altri terribili fatti di cronaca sono caratterizzate dal colore giallo? Si tratta di un doveroso omaggio alla più longeva collana italiana di racconti del mistero: Il Giallo Mondadori. Collana pubblicata a partire dal 1929 e attiva ancora oggi, sempre con l’intramontabile copertina gialla su cui campeggia una fotografia spesso inquietante. 


                                                                


 Ma si tratta anche di un’abitudine tutta italiana: i francesi non leggono Il Giallo Mondadori, per loro il colore del crimine rimarrà sempre il nero, il noir. Sulla stessa lunghezza d’onda gli spagnoli, con la loro novela negra. Ma chi sono i protagonisti del racconto giallo? I poliziotti, da qui il termine poliziesco. Ma spesso i poliziotti sono ottusi e poco capaci, ecco quindi entrare in scena l’investigatore, e il poliziesco diventa una detective story, il nome preferito dagli anglosassoni, ma anche dai russi (detectivnji roman). Gli americani invece, meno propensi alle chiacchiere e più amanti dell’azione, scelgono il giallo per provare emozioni forti, per rabbrividire (to thrill), ed ecco il thriller o, se il protagonista è un vero e proprio “duro”, come un uovo lasciato vari minuti (sette. Per tradizione) in acqua bollente, l’hard boiled.


                                                


Insomma, tanti nomi per indicare un genere che, a conti fatti, presenta sempre lo stesso schema di base:

1) Qualcuno viene brutalmente ucciso

2) La polizia indaga in modo maldestro, finendo per arrestare qualche innocente malcapitato

3) Il geniale detective, applicando la sua logica imbattibile, risolve il caso e smaschera pubblicamente il vero colpevole

4) Mentre il delinquente viene preso in custodia dai poliziotti (che ancora non hanno ben capito cosa sia davvero successo), il lettore, a bocca aperta, termina il libro.

Purtroppo qualcosa in questo meccanismo ha smesso di funzionare parecchio tempo fa, tanto che è ben difficile sorprendersi in qualche modo leggendo un racconto poliziesco, molto più probabile invece è riuscire a distinguere il colpevole molto prima del protagonista, e iniziare ben presto a annoiarsi. Ciò è dovuto alla mancanza di variazioni nella forma: a poco vale ambientare la vicenda tra le vie di Parigi piuttosto che nell'immaginario paesino di Cabot Cove, fornire al nostro detective una pipa, una lente e una seria dipendenza dalla cocaina, oppure una bicicletta e un abito talare, se la struttura rimane sempre, miseramente, la stessa.


                                                    


Detto ciò, potete recarvi in edicola e acquistare il numero 3192 della rassicurante collana dei Gialli Mondadori, oppure preferire uno dei gialli della nostra lista. Dei “gialli-non gialli” scritti da grandi autori che non si accontentano di cambiare la scenografia, o di vestire con un abito nuovo il vecchio e stanco detective, ma stravolgono completamente la struttura di un genere ormai stereotipato.


1) Garcia Marquez - Cronaca di una morte annunciata (1981). Il giallo senza suspense

Santiago Nasar viene brutalmente ucciso a coltellate. Autori del delitto sono i fratelli Pedro e Pablo Vicario, decisi a vendicare la sorella Ángela, disonorata proprio da Santiago. Tranquilli, non vi ho appena rovinato la lettura, tutte queste informazioni infatti, il nome della vittima, l’arma del delitto, perfino l’identità dei carnefici e il movente, ci vengono rivelate dall’autore stesso nelle prime righe del suo racconto. Garcia Marquez ci racconta il finale fin da subito, disinnescando uno dei meccanismi basilari del poliziesco, ciò che tiene (o che dovrebbe tenere…) gli occhi del lettore incollati alla pagina: la suspense. Ma se la suspense è del tutto impossibile e conosciamo già il finale, che cosa ci rimane? Soltanto il piacere della lettura.

2) Borges e Bioy Casares - Sei problemi per don Isidro Parodi (1942). Il giallo parodico

Il poliziesco ha una data di nascita ben precisa e universalmente riconosciuta: il 1841, anno in cui viene pubblicato il racconto I delitti della Rue Morgue di Edgar Allan Poe. A questo faranno seguito vari altri racconti, sempre incentrati sulle indagini del geniale Auguste Dupin. Caratteristica principale di Dupin? Quella di riuscire a risolvere i misteri solamente attraverso l’uso della logica, senza bisogno di mettere a rischio la propria incolumità inseguendo delinquenti o di affaticarsi cercando indizi sparsi da maldestri assassini sulla scena del crimine. Il personaggio disegnato da Borges e Bioy Casares porta all’estremo questa caratteristica, tanto da diventarne una parodia: don Isidro Parodi non solo non ha bisogno di “sporcarsi le mani” con ricerche e inseguimenti, ma anche se volesse non potrebbe inseguire nessuno o cercare alcunché, l’uomo infatti è in prigione, costretto ad una condanna di ventun anni per un delitto che non ha commesso. Mentre don Isidro, dietro le sbarre, beve tranquillo il suo tè, i poliziotti di Buenos Aires gli confidano i casi più spinosi e complicati, casi che l’uomo riesce sempre a risolvere ricorrendo alla propria logica. Una logica inattaccabile, incredibile e ovviamente parodica. Il cognome Parodi non ne è forse un segnale evidente?



3) Gadda - Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1957). Il giallo inestricabile

1927. Roma. Via Merulana. Al numero 219 la vedova Menegazzi viene derubata dei suoi gioielli. Poco tempo dopo, in un altro appartamento dello stesso stabile, un’anziana signora viene assassinata. I due delitti sono collegati in qualche modo? Il commissario Ciccio Ingravallo indaga, ma il caso, invece di sbrogliarsi, si complica e ingarbuglia sempre di più, entrano in scena i vari poliziotti del commissariato, i vicini di casi, i parenti e le domestiche della vittima, oltre a decine di altre comparse. Gadda si diverte anche a giocare con l’italiano e i dialetti, il romanzo infatti mette in scena un continuo, grottesco “dialogo tra sordi” in cui ognuno si esprime attraverso la propria parlata regionale, senza riuscire a comprendere ciò che dicono gli altri. Davanti ad un simile pasticcio il povero commissario (e con lui il lettore) sarà chiaramente costretto ad arrendersi e lo stesso Gadda lascerà il caso irrisolto troncando sul più bello il finale del libro.

4) Sciascia - A ciascuno il suo (1966). Un giallo in Sicilia

Una lettera anonima, un falso incidente e degli indizi da seguire: gli elementi necessari a costruire un giallo perfetto ci sono tutti. Ma Sciascia è consapevole che nella sua amata Sicilia nulla è semplice come dovrebbe. In un paese in cui a nessuno sembra importare della morte di un concittadino e in cui carabinieri e commissario sembrano inerti di fronte al delitto solo Paolo Laurana, professore di liceo, sembra essere interessato alla ricerca della verità. Ma una straordinaria abilità logica non è sufficiente per giungere ad un lieto fine, e in questa Sicilia non è ammesso l'eccesso di zelo da parte di una voce fuori dal coro. Il professor Laurana risulterà non essere altro che l' ingenuo ricercatore di una verità che tutti conoscono ma che nessuno osa pronunciare: ⟪un povero innocente [...] un cretino.⟫.



5) Dürrenmatt - La promessa (1958). La morte del giallo

Gli svizzeri non sono certo tutti biondi e la loro polizia non è certo così pulita e precisa come vorrebbe un ben noto stereotipo. A dircelo è forse il più noto tra gli scrittori svizzeri: Friedrich Dürrenmatt. Nella sua opera il romanzo poliziesco viene ampiamente criticato e le sua struttura negata: l'abilità investigativa del detective viene meno di fronte alla forza schiacciante del fato e l'accidentalità degli eventi confuta le sue deduzioni logiche e delude sistematicamente le aspettative del lettore. Il tutto  è inserito in una cornice che scivola inevitabilmente verso il grottesco permettendo ai criminali di farla franca e facendo perdere il senno alle forze dell'ordine. Non a caso Dürrenmatt sceglie per questo suo ultimo romanzo il sottotitolo Requiem auf den Kriminalroman, ovvero Requiem per il romanzo giallo

Ma se nel 1958 il romanzo giallo muore (e ad ucciderlo è uno svizzero!) allora perché nel 2020 se ne scrivono ancora? 

 

 


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