Sono ormai parecchi giorni che il giovane studente Anselmus lavora come copista per l’archivista Lindhorst. La sua innata abilità calligrafica gli permette di copiare con fedeltà manoscritti provenienti da ogni dove e di guadagnarsi in questo modo la fiducia del suo protettore. Non passa molto tempo, infatti, che viene finalmente invitato nella Biblioteca delle palme per poter avere a che fare con testi unici o meglio, per dirlo con le parole dell’archivista, con «certe opere scritte in caratteri speciali che conservo in questa stanza e che solo qui si possono copiare». Anselmus è lieto di poter finalmente accedere in un luogo che gli era stato a lungo precluso e non ha dubbi sulle sue capacità di copista, ma, di fronte alle antiche pergamene, rimane sorpreso:
Anselmus si stupì non
poco dei segni bizzarramente intrecciati e alla vista di quella quantità di
punti, linee e lievi trattini e ghirigori che sembravano imitare ora piante ora
muschi ora sagome di animali, fu sul punto di perdersi d’animo, in dubbio sulle
proprie capacità di riprodurre il tutto con tanta precisione.
Ad aiutare il nostro eroe
sarà Serpentina: fanciulla fatata che non si limiterà ad aiutarlo nella
ricopiatura dei caratteri, ma gliene spiegherà anche il significato profondo,
essenziale per il lieto fine della storia.
Queste poche righe riassumono
una parte dei uno dei racconti più celebri del tedesco E.T.A. Hoffmann: Il
vaso d’oro, contenuto nella raccolta Pezzi fantastici alla maniera di
Callot (1814-1815). In realtà non è nostra intenzione parlare di questo
autore, almeno non in questa occasione. Quello che ci interessa è utilizzare
questo racconto per mettere in evidenza un fatto: non tutti abbiamo la fortuna
di poter fare affidamento su di una fanciulla fatata per poter comprendere
quello che di strano leggiamo nei libri. L’interpretazione di un testo, infatti,
non è di certo un lavoro semplice: una volta aperto un libro il lettore deve riuscire
a comprendere tutto ciò questo vuole trasmettere facendo affidamento solamente
sulle proprie conoscenze e sul testo stesso. E se con certe opere questa operazione risulta quasi banale, altre possono mettere in difficoltà l'esegeta più attento.
Federico Bertoni, ad
esempio, nel suo saggio Il testo a quattro mani: per una teoria della
lettura individua due tipologie di testi: quelli che per loro natura sono più predisposti a
chiarire il loro significato col lettore, i cosiddetti testi ridondanti,
e quelli che invece tendono per costituzione a essere più oscuri e a pretendere uno sforzo interpretativo maggiore, i cosiddetti testi
reticenti. Naturalmente non tutti i libi aderiscono in pieno a una di queste due tipologie:
si potrebbe infatti dire che, come spesso accade, la verità sta nel mezzo e che,
su di un’immaginaria linea che va tra i due estremi, diciamo dalla semplice lista della spesa ai manoscritti dello studente Anselmus, ogni testo può occupare
una posizione a sé stante e risultare complesso o semplice solo in parte.
Detto ciò, aggiungo che non deve essere certo da biasimare chi, di fronte a un testo particolarmente reticente, desiderasse ricevere un aiuto per interpretare ciò che ha appena letto. Io stesso l’altro giorno, arrivato all’ultima pagina de La metamorfosi di Kafka, sono rimasto sorpreso dall’ermetismo di quello che avevo appena letto. Così, non potendo fare affidamento su Serpentina e trovandomi lontano da una biblioteca, mi sono affidato a internet e ho cercato su Wikipedia le risposte ai miei numerosi dubbi. Quello che ho trovato però mi ha lascito con l’amaro in bocca: la voce wikipediana è senza dubbio ben scritta, il testo viene presentato nel suo contesto storico e la trama viene riassunta per sommi capi in modo chiaro. Ciò che lascia un po’perplessi è l’interpretazione che viene fornita all'utente, non perché sia errata (al contrario, dice molte cose giuste!), ma perché poco approfondita. Probabilmente le linee guida di Wikipedia non hanno permesso all’autore dell’articolo di soffermarsi più a lungo su quello che voleva dire e il risultato di ciò è un’interpretazione sommaria che, se presa così com’è e non approfondita, potrebbe portare fuori strada il lettore.
Nelle righe che seguiranno daremo una lettura di questa interpretazione e proveremo ad approfondirne alcuni aspetti, così da mettere in evidenza le parti più controverse e da approfondire quelle più salde. Attenzione però: questo lavoro non intende criticare l'operato di Wikipedia, che è spesso eccellente, ma semplicemente vuole limitarsi a mettere in luce come affidarsi a una fonte, soprattutto se fornita online, sia soltanto un inizio. Da questa, il possibile lavoro di approfondimento che si può fare è veramente vasto e la sua esecuzione risiede interamente nella volontà del lettore.
LA PROPOSTA DI WIKIPEDIA
Innanzitutto, riporto
quello che si può trovare sotto il titolo di Allegoria e interpretazione
nella pagina di Wikipedia Italia dedicata a La Metamorfosi: [1]
Attraverso la condizione
ripugnante del protagonista e la sostanziale incapacità dei parenti di
instaurare con lui un rapporto umano, l'autore vuole rappresentare
l'emarginazione alla quale il "diverso" viene tragicamente condannato
nella società. L'insetto non simboleggerebbe altro che questo
"diverso". La metafora dell'insetto rappresenta la dipendenza di
Kafka dalla famiglia e la negazione della sua libertà artistico-espressiva
nella letteratura. Già in una lettera alla sorella Elli, Kafka aveva definito
la famiglia come un "contesto veramente animale", che soffoca la
libera espressione dell'individuo con l'egoismo oppressivo di un amore
"assurdo e bestiale".
Nonostante la famiglia di Gregor tenti, almeno inizialmente, di mantenere un contatto umano con lo sventurato, si percepisce quasi subito il ribrezzo che suscita in loro la vista della condizione ributtante nella quale egli versa. Nemmeno lo stretto grado di parentela e il ricordo di un passato normale e felice riescono a salvare Gregor dalla condanna alla quale sembra, fin dall'inizio, destinato. Dapprima, scoperta la nuova condizione dell'uomo, i familiari provano raccapriccio; poi paura di avere contatti diretti con esso, tant'è che il poveretto decide di nascondersi, quando gli viene portato il cibo, per non suscitare spavento; poi insofferenza (che si manifesta nel lancio di mele, da parte del padre, a Gregor, che viene gravemente ferito), e infine rassegnazione. Gregor è diventato un peso, i familiari stessi si augurano che muoia. La madre, il padre e la sorella ne sono comprensibilmente affranti, tuttavia sanno che quella è l'unica via d'uscita da una situazione divenuta oramai insostenibile.[2]
Si tratta di
un’interpretazione che fa leva principalmente su due punti chiave: da un lato
sul tema del diverso e la sua esclusione dalla società civile; dall’altro
sulla possibilità di leggere i rapporti problematici del protagonista in chiave
autobiografica. Per entrambe le interpretazioni, che sono senza dubbio molto
valide, è possibile riscontrare nel testo elementi a favore e elementi che
potrebbero in parte contraddirle. Il nostro lavoro, dato che il secondo
paragrafo è per lo più un ulteriore riassunto della trama, si limiterà dunque a
mettere in evidenza le parti del testo che più hanno a che fare con ciò che
viene detto nel primo.
IL DIVERSO
Senza dubbio quello del diverso non è un tema raro in letteratura: Don Chisciotte, il protagonista di quello che spesso viene considerato il primo romanzo moderno, faceva senza dubbio parte di questa categoria, e come lui molti altri dei personaggi più illustri della letteratura occidentale. Questo tema spesso sfocia in un conflitto, anche questo senza dubbio ricorrente nella storia della letteratura, che interessa individuo e società; sono molti gli scrittori che hanno fatto della sua risoluzione o del suo superamento la base per le loro opere. Addirittura, ci sono degli studiosi che hanno provato a studiare la storia della letteratura occidentale alla luce del modo di interpretare e risolvere questo conflitto da parte di diversi scrittori nel corso dei secoli.[3]
Detto ciò, proviamo a
considerare entro quali limiti è possibile parlare del tema del diverso nel
contesto specifico in cui si inserisce La metamorfosi. Per fare ciò la
voce di Wikipedia da noi analizzata mette in evidenza alcuni aspetti che
determinano l’esclusione di Gregor dalla società. Il primo di questi aspetti
viene individuato nel senso di ripugnanza che la sua nuova forma esercita in
chi lo circonda. È senza dubbio corretto parlare di ripugnanza in questo caso:
Kafka, infatti, insiste molto su questo aspetto e a più riprese descrive la decadenza
del corpo di Gregor, con le sue ferite e le sue malattie. Per rendersene conto
basti citare alcuni luoghi in cui questo è più evidente. Ecco che quindi che il
corpo da insetto di Gregor è segnato da pustole («(…) trovò un punto cosparso
di pustoline bianche alle quali non seppe dare un significato; pensò di
toccarlo con una gamba ma la ritrasse subito perché al contatto lo investirono
brividi di freddo.»[4])
e secerne liquidi disgustosi («In compenso era dotato di mandibole molto forti
grazie alle quali riuscì a muovere la chiave, ma non si accorse che si stava
procurando una lesione: dalla bocca gli uscì infatti un liquido marrone che
colò sulla chiave e gocciolò per terra.»[5] o ancora «(…) – d’altra
parte strisciando lasciava qua e là una traccia vischiosa – (…)»[6]).
Questo squallore sembra
aumentare nel corso della storia, fino a raggiungere un picco negli ultimi
istanti di vita di Gregor:
E proprio adesso avrebbe
avuto tutte le ragioni di nascondersi perché la polvere che regnava ovunque
nella camera si alzava a ogni minimo movimento e aveva ricoperto anche lui; sul
suo dorso e sui fianchi, si erano attaccati fili, capelli, avanzi di cibo;
nella sua generale apatia trascurava di sdraiarsi sul dorso per pulirsi sul
tappeto come in passato aveva fatto più volte al giorno.»[7]
Va fatto notare però che Kafka nel descrivere le reazioni di chi vede Gregor non fa ricorso a termini
appartenenti al campo semantico del disgusto, ma sottolinea il terrore provato
da queste persone. A tale proposito è interessante una scena del secondo
capitolo: Grete, la sorella di Gregor, entrando nella stanza trova il fratello
in piedi, come un essere umano e, istintivamente, fugge.[8]
Una volta […] venne un
po’ prima del solito e lo sorprese mentre ancora guardava fuori, immobile, in
una posizione eretta che suscitava terrore.
In questo caso verrebbe
da chiedersi quale sia il vero motivo scatenante del terrore: infatti, se da
una parte il narratore rimarca l’orrore che provoca la semplice vista di quel
corpo, un lettore più attento potrebbe quasi chiedersi (ed eventualmente anche
andare a controllare) se il terrore che Gregor infonde agli altri non si legga
più facilmente dei momenti in cui assume comportamenti riservati all’uomo, come
appunto stare eretto parlare, quasi che fosse proprio l’antropomorfizzazione
dell’insetto a fare paura, e non il suo aspetto. Questa pista, che avrebbe
delle buone potenzialità per essere una base di una non troppo sciocca
interpretazione, non è però stata segnalata dall’autore della voce che stiamo
commentando, quindi non la indagheremo oltre.
Per chiudere con la
questione del disgusto e del terrore bisogna però tenere conto di una cosa:
quando diciamo che il nuovo aspetto di Gregor repelle l’intera società stiamo
commettendo un errore. A questa regola c’è infatti un’eccezione che riscontra
nel comportamento di un personaggio specifico: la donna a ore. Si tratta di un
personaggio che compare solamente nella terza parte del racconto e viene
descritta come una vecchia vedova esperta di vita e dall’ossatura robusta. Il
suo rapporto con Gregor non è dettato dalla paura, ma, almeno in primo luogo,
dallo stupore:[9]
Questa anziana vedova,
che, grazie alla solida ossatura nella vita aveva verosimilmente superato mille
avversità, per Gregor non provava vero ribrezzo. Una volta – per caso e senza
alcuna curiosità particolare – aveva aperto la porta della camera e scorgendo
Gregor che, colto di sorpresa, si era messo a corre all’impazzata sebbene
nessuno gli desse la caccia, si era fermata stupita, con le mani congiunte sul
grembo.
La voce di Wikipedia
procede mettendo in evidenza l’impossibilità di Gregor di instaurare una
qualsiasi relazione umana. Ciò è senza dubbio corretto: nel testo questa
incapacità viene espressa attraverso la semplice constatazione della limitatezza
cognitiva ed espressiva di Gregor. Per fare alcuni esempi, gli è impossibile
comunicare con gli altri perché la sua voce non è più quella umana:[10]
«Sono riusciti a capire anche solo una parola?»
(…) «Devi andare subito dal dottore. Gregor è ammalato. Digli di venire
all’istante. Hai sentito come parla?» «Ma era la voce di un animale»
Gradualmente gli viene a
mancare anche la vista: [11]
Perché, in effetti,
vedeva sempre meno anche gli oggetti più vicini; […] avrebbe potuto pensare che
la finestra desse su una landa desolata in cui il grigiore del cielo e quello
della terra si confondevano fino a risultare indistinguibili.
La cecità, inoltre, si
lega alla descrizione degli spazi del racconto. Nello specifico si potrebbe
notare un anticlimax che procede dal possesso da parte di Gregor di una precisa
e definita identità geografica, all’impossibilità di riconoscere il mondo che
lo circonda. In questa maniera per Gregor il mondo diventa un grande deserto in
cui può solamente guardare se stesso. Inoltre, va rimarcato il fatto che le
stesse persone che lo circondano non credono che Gregor possa essere in grado
di comprendere ciò che dicono:
«Se almeno ci capisse», riprese il padre in
tono quasi interrogativo; ancora piangendo la sorella fece un gesto energico
con la mano, come a dire che era inutile anche solo pensarci. «Se solo ci
capisse, - ripeté il padre e chiudendo gli occhi mostrò di accettare la
convinzione della sorella che fosse un’ipotesi assurda, - allora sarebbe
possibile trovare un accordo. Ma così…»[12]
Non bisogna però pensare
che sia la mancanza di relazioni sociali a rendere Gregor un animale. Tuttalpiù
possiamo pensare al contrario: l’impossibilità di dialogo e il trattamento del
silenzio che gli altri riservano a qualcuno che non credono possa capirlo fanno
sì che Gregor dimentichi le sue origini umane. Ciò nel testo viene riferito nel
secondo capitolo, in seguito al primo incontro con la madre e alla sua naturale
empatia: [13]
Sentendo le parole della
madre, Gregor capì che la mancanza di ogni rapporto umano diretto e la monotona
vita all’interno della famiglia, nel corso di questi due mesi gli avevano
confuso le idee (…) Aveva davvero voglia che la che la sua stanza calda e
accogliente, arredata con mobili di famiglia, fosse trasformata in una tana
dove avrebbe potuto strisciare a piacimento, ma anche dimenticare presto e del
tutto il suo passato umano?
Si potrebbe obiettare che
anche prima della sua trasformazione la sua vita era priva di veri rapporti
umani e rinchiusa nella monotonia della vita familiare. Questa obiezione
sarebbe sensata, ovviamente solo nei limiti di ciò che della vita precedente di
Gregor ci viene detto. Per esempio, il testo ci dice solamente che il lavoro lo
costringeva a rapporti umani mutevoli e non consolidati,[14] si accenna solamente di
sfuggita a degli amici e alla mancanza di relazioni sentimentali,[15] inoltre, il tempo libero
lo trascorre a casa, praticando il traforo.[16]
Detto ciò, è però il caso
di fare un paio di precisazioni riguardo quello che l’autore della voce di
Wikipedia dice riguardo il diverso. La condizione in cui versa Gregor
non sembra corrispondere pienamente a quella di un escluso, almeno non nei
termini in cui si è soliti utilizzare quest’espressione. La diversità di Gregor,
infatti, non è determinata dalla rottura o dalla sovversione di nessuno statuto
tipicamente umano: non si tratta per esempio né di una diversità che dipende
dalla razza, né dalla religione né dalla cultura. E nel testo non ci viene dato
nessun indizio sufficientemente solido per poter giustificare
un’interpretazione che verta in queste direzioni. Tanto più che, almeno nelle
intenzioni, Gregor rimane fedele a ogni convenzione umana e alle sue
istituzioni, e sotto questo punto di vista non esisterebbe motivo per
allontanarlo dalla società civile. Ad esempio, Gregor vorrebbe continuare a
lavorare e prova vergogna per il fatto di non poter più sostenere
economicamente la propria famiglia:[17]
Quando il discorso cadeva
sulla necessità di guadagnare, Gregor abbandonava subito la porta e avvampando
di vergogna e tristezza si gettava sulla pelle fresca del divano che si trovava
lì accanto.
La sua diversità, e conseguentemente i motivi
della sua esclusione, sono invece di tipo ferino: non esiste nessuno sforzo per
reintegrare il diverso nell’ordine costituito perché questo diverso è motivo di
terrore e di ripugnanza per chi l’osserva. Le cause della sua emarginazione
hanno quindi a che fare con qualcosa di estremamente primitivo, legato agli
istinti animali dell’uomo. Ciò ci porta lontano da eventuali spiegazioni che
potrebbero toccare temi come il patto sociale o le problematicità legate
all’uscita dallo stato di natura.[18]
In secondo luogo, è
interessante notare il fatto che l’emarginazione di cui abbiamo parlato si attua
escludendo forzatamente Gregor dal mondo. Nello specifico si passa da una
situazione in cui Gregor è padrone della propria libertà, e in quanto tale si
chiude in camera dall’interno, a una situazione opposta in cui da rinchiuso non
è padrone di decidere quando le porte si apriranno: quel compito spetta
solamente a Grete. In realtà, l’identificazione di Gregor con un prigioniero e
della sorella con un carceriere, seppure non sia da escludere, è senza dubbio
un po’forzata. Sulla stessa falsariga si potrebbe interpretare questo rapporto
come quello tra un malato forzatamente costretto a una quarantena e
un’infermiera che sulle prime è compassionevole e infine è tiranna. Questa
ipotesi sarebbe anche rafforzata dagli indizi riguardanti la malattia e le
ferite subite da Gregor di cui abbiamo parlato in precedenza.
Ma nemmeno la traccia
della malattia risolve ogni problema. A questo proposito basti pensare al fatto
che non viene fatto entrare in casa il medico, seppure in un primo momento
questo era stato mandato a chiamare. Nel testo, inoltre, sono
individualizzabili dei passaggi in cui la trasformazione di Gregor o il fatto
di averlo in casa vengono letti come chiari motivi di una vergogna motivata dal
senso di colpa. A tal proposito basti osservare come la modalità in cui viene
licenziata la prima domestica:[19]
Inoltre, già il primo
giorno, la domestica – non era chiaro cosa e quanto sapesse dell’accaduto –
aveva pregato in ginocchio la madre di licenziarla subito e quando, un quarto
d’ora dopo, si era congedata, aveva ringraziato tra le lacrime come fosse stata
oggetto di chissà quale grazia, e senza che le fosse stato chiesto promise, con
un giuramento terribile,[20] che non avrebbe rivelato
niente a nessuno.
Ovviamente, non viene
fornito alcun indizio maggiore riguardo un’eventuale colpa. Tutto ciò che si
può congetturare dipende da poche parole dette dal procuratore mandato dalla
ditta per cui lavora Gregor per capire il perché della sua assenza:[21]
«[…] Stamane il
principale ha fatto cenno a una possibile spiegazione della vostra mancanza –
riguarda l’incasso che di recente vi è stato affidato – ma io ho quasi dato la
mia parola d’onore che tale spiegazione non ha alcun fondamento. […]»
In ogni caso non c’è
motivazione sufficientemente per credere a queste parole, e soprattutto a
interpretare un eventuale furto come primo movente della trasformazione di
Gregor. Dobbiamo rassegnarci ad accettare il fatto che nell’intero testo non
venga mai esposta una vera e propria colpa antecedente.
Dedicheremo lo spazio relativo all'interpretazione autobiografica e familiare ad un prossimo articolo.
Matteo
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/La_metamorfosi
(visitato l’ultima volta in data 04/06/2021).
[2]
Per non allungare inutilmente l’elaborato ho preferito omettere il paragrafo in
cui l’anonimo autore dell’articolo raccontava un aneddoto sulla prima copertina
del libro e quello in cui suggeriva la lettura di Camus.
[3] Mi viene
in mente ad esempio T. Pavel in Le vite del romanzo.
[4] F.
Kafka, La metamorfosi, Einaudi, Torino, 2014, p.4 (tutte le note
successive faranno riferimento alla stessa edizione)
[5] Ivi, p.
17.
[6] Ivi, p.
38.
[7] Ivi, p.
58.
[8] Ivi, p.36.
[9] Ivi, pp.
53-54.
[10] Ivi, pp.
15-16.
[11] Ivi, p.
35.
[12] Ivi, p.62.
[13] Ivi, p.
40.
[14] Ivi, p.
4.
[15] Ivi, pp.
51-52.
[16] Ivi, p.
12.
[17]Ivi,
p.35.
[18]
Forse però, sarebbe più
interessante indagare in negativo proprio i motivi della lontananza da questi
argomenti.
[19]
Ivi, p. 31.
[20]
Sarebbe veramente interessante, magari in un’altra occasione, capire perché
questo giuramento sia considerato terribile.
[21]
Ivi, pp. 13-14.
Commenti
Posta un commento