Passa ai contenuti principali

Leggendo Kafka - Per un'interpretazione de "La metamorfosi" - Parte 1

Sono ormai parecchi giorni che il giovane studente Anselmus lavora come copista per l’archivista Lindhorst. La sua innata abilità calligrafica gli permette di copiare con fedeltà manoscritti provenienti da ogni dove e di guadagnarsi in questo modo la fiducia del suo protettore. Non passa molto tempo, infatti, che viene finalmente invitato nella Biblioteca delle palme per poter avere a che fare con testi unici o meglio, per dirlo con le parole dell’archivista, con «certe opere scritte in caratteri speciali che conservo in questa stanza e che solo qui si possono copiare». Anselmus è lieto di poter finalmente accedere in un luogo che gli era stato a lungo precluso e non ha dubbi sulle sue capacità di copista, ma, di fronte alle antiche pergamene, rimane sorpreso:

Anselmus si stupì non poco dei segni bizzarramente intrecciati e alla vista di quella quantità di punti, linee e lievi trattini e ghirigori che sembravano imitare ora piante ora muschi ora sagome di animali, fu sul punto di perdersi d’animo, in dubbio sulle proprie capacità di riprodurre il tutto con tanta precisione. 

Ad aiutare il nostro eroe sarà Serpentina: fanciulla fatata che non si limiterà ad aiutarlo nella ricopiatura dei caratteri, ma gliene spiegherà anche il significato profondo, essenziale per il lieto fine della storia.

Queste poche righe riassumono una parte dei uno dei racconti più celebri del tedesco E.T.A. Hoffmann: Il vaso d’oro, contenuto nella raccolta Pezzi fantastici alla maniera di Callot (1814-1815). In realtà non è nostra intenzione parlare di questo autore, almeno non in questa occasione. Quello che ci interessa è utilizzare questo racconto per mettere in evidenza un fatto: non tutti abbiamo la fortuna di poter fare affidamento su di una fanciulla fatata per poter comprendere quello che di strano leggiamo nei libri. L’interpretazione di un testo, infatti, non è di certo un lavoro semplice: una volta aperto un libro il lettore deve riuscire a comprendere tutto ciò questo vuole trasmettere facendo affidamento solamente sulle proprie conoscenze e sul testo stesso. E se con certe opere questa operazione risulta quasi banale, altre possono mettere in difficoltà l'esegeta più attento.  

Federico Bertoni, ad esempio, nel suo saggio Il testo a quattro mani: per una teoria della lettura individua due tipologie di testi: quelli che per loro natura sono più predisposti a chiarire il loro significato col lettore, i cosiddetti testi ridondanti, e quelli che invece tendono per costituzione a essere più oscuri e a pretendere uno sforzo interpretativo maggiore, i cosiddetti testi reticenti. Naturalmente non tutti i libi aderiscono in pieno a una di queste due tipologie: si potrebbe infatti dire che, come spesso accade, la verità sta nel mezzo e che, su di un’immaginaria linea che va tra i due estremi, diciamo dalla semplice lista della spesa ai manoscritti dello studente Anselmus, ogni testo può occupare una posizione a sé stante e risultare complesso o semplice solo in parte.

Detto ciò, aggiungo che non deve essere certo da biasimare chi, di fronte a un testo particolarmente reticente, desiderasse ricevere un aiuto per interpretare ciò che ha appena letto. Io stesso l’altro giorno, arrivato all’ultima pagina de La metamorfosi di Kafka, sono rimasto sorpreso dall’ermetismo di quello che avevo appena letto. Così, non potendo fare affidamento su Serpentina e trovandomi lontano da una biblioteca, mi sono affidato a internet e ho cercato su Wikipedia le risposte ai miei numerosi dubbi. Quello che ho trovato però mi ha lascito con l’amaro in bocca: la voce wikipediana è senza dubbio ben scritta, il testo viene presentato nel suo contesto storico e la trama viene riassunta per sommi capi in modo chiaro.  Ciò che lascia un po’perplessi è l’interpretazione che viene fornita all'utente, non perché sia errata (al contrario, dice molte cose giuste!), ma perché poco approfondita. Probabilmente le linee guida di Wikipedia non hanno permesso all’autore dell’articolo di soffermarsi più a lungo su quello che voleva dire e il risultato di ciò è un’interpretazione sommaria che, se presa così com’è e non approfondita, potrebbe portare fuori strada il lettore. 

Nelle righe che seguiranno daremo una lettura di questa interpretazione e proveremo ad approfondirne alcuni aspetti, così da mettere in evidenza le parti più controverse e da approfondire quelle più salde. Attenzione però: questo lavoro non intende criticare l'operato di Wikipedia, che è spesso eccellente, ma semplicemente vuole limitarsi a mettere in luce come affidarsi a una fonte, soprattutto se fornita online, sia soltanto un inizio. Da questa, il possibile lavoro di approfondimento che si può fare è veramente vasto e la sua esecuzione risiede interamente nella volontà del lettore.



LA PROPOSTA DI WIKIPEDIA 

Innanzitutto, riporto quello che si può trovare sotto il titolo di Allegoria e interpretazione nella pagina di Wikipedia Italia dedicata a La Metamorfosi: [1]

Attraverso la condizione ripugnante del protagonista e la sostanziale incapacità dei parenti di instaurare con lui un rapporto umano, l'autore vuole rappresentare l'emarginazione alla quale il "diverso" viene tragicamente condannato nella società. L'insetto non simboleggerebbe altro che questo "diverso". La metafora dell'insetto rappresenta la dipendenza di Kafka dalla famiglia e la negazione della sua libertà artistico-espressiva nella letteratura. Già in una lettera alla sorella Elli, Kafka aveva definito la famiglia come un "contesto veramente animale", che soffoca la libera espressione dell'individuo con l'egoismo oppressivo di un amore "assurdo e bestiale".

Nonostante la famiglia di Gregor tenti, almeno inizialmente, di mantenere un contatto umano con lo sventurato, si percepisce quasi subito il ribrezzo che suscita in loro la vista della condizione ributtante nella quale egli versa. Nemmeno lo stretto grado di parentela e il ricordo di un passato normale e felice riescono a salvare Gregor dalla condanna alla quale sembra, fin dall'inizio, destinato. Dapprima, scoperta la nuova condizione dell'uomo, i familiari provano raccapriccio; poi paura di avere contatti diretti con esso, tant'è che il poveretto decide di nascondersi, quando gli viene portato il cibo, per non suscitare spavento; poi insofferenza (che si manifesta nel lancio di mele, da parte del padre, a Gregor, che viene gravemente ferito), e infine rassegnazione. Gregor è diventato un peso, i familiari stessi si augurano che muoia. La madre, il padre e la sorella ne sono comprensibilmente affranti, tuttavia sanno che quella è l'unica via d'uscita da una situazione divenuta oramai insostenibile.[2]

Si tratta di un’interpretazione che fa leva principalmente su due punti chiave: da un lato sul tema del diverso e la sua esclusione dalla società civile; dall’altro sulla possibilità di leggere i rapporti problematici del protagonista in chiave autobiografica. Per entrambe le interpretazioni, che sono senza dubbio molto valide, è possibile riscontrare nel testo elementi a favore e elementi che potrebbero in parte contraddirle. Il nostro lavoro, dato che il secondo paragrafo è per lo più un ulteriore riassunto della trama, si limiterà dunque a mettere in evidenza le parti del testo che più hanno a che fare con ciò che viene detto nel primo.



 

IL DIVERSO

Senza dubbio quello del diverso non è un tema raro in letteratura: Don Chisciotte, il protagonista di quello che spesso viene considerato il primo romanzo moderno, faceva senza dubbio parte di questa categoria, e come lui molti altri dei personaggi più illustri della letteratura occidentale. Questo tema spesso sfocia in un conflitto, anche questo senza dubbio ricorrente nella storia della letteratura, che interessa individuo e società; sono molti gli scrittori che hanno fatto della sua risoluzione o del suo superamento la base per le loro opere. Addirittura, ci sono degli studiosi che hanno provato a studiare la storia della letteratura occidentale alla luce del modo di interpretare e risolvere questo conflitto da parte di diversi scrittori nel corso dei secoli.[3]

Detto ciò, proviamo a considerare entro quali limiti è possibile parlare del tema del diverso nel contesto specifico in cui si inserisce La metamorfosi. Per fare ciò la voce di Wikipedia da noi analizzata mette in evidenza alcuni aspetti che determinano l’esclusione di Gregor dalla società. Il primo di questi aspetti viene individuato nel senso di ripugnanza che la sua nuova forma esercita in chi lo circonda. È senza dubbio corretto parlare di ripugnanza in questo caso: Kafka, infatti, insiste molto su questo aspetto e a più riprese descrive la decadenza del corpo di Gregor, con le sue ferite e le sue malattie. Per rendersene conto basti citare alcuni luoghi in cui questo è più evidente. Ecco che quindi che il corpo da insetto di Gregor è segnato da pustole («(…) trovò un punto cosparso di pustoline bianche alle quali non seppe dare un significato; pensò di toccarlo con una gamba ma la ritrasse subito perché al contatto lo investirono brividi di freddo.»[4]) e secerne liquidi disgustosi («In compenso era dotato di mandibole molto forti grazie alle quali riuscì a muovere la chiave, ma non si accorse che si stava procurando una lesione: dalla bocca gli uscì infatti un liquido marrone che colò sulla chiave e gocciolò per terra.»[5] o ancora «(…) – d’altra parte strisciando lasciava qua e là una traccia vischiosa – (…)»[6]).

Questo squallore sembra aumentare nel corso della storia, fino a raggiungere un picco negli ultimi istanti di vita di Gregor:

E proprio adesso avrebbe avuto tutte le ragioni di nascondersi perché la polvere che regnava ovunque nella camera si alzava a ogni minimo movimento e aveva ricoperto anche lui; sul suo dorso e sui fianchi, si erano attaccati fili, capelli, avanzi di cibo; nella sua generale apatia trascurava di sdraiarsi sul dorso per pulirsi sul tappeto come in passato aveva fatto più volte al giorno.»[7]

Va fatto notare però che Kafka nel descrivere le reazioni di chi vede Gregor non fa ricorso a termini appartenenti al campo semantico del disgusto, ma sottolinea il terrore provato da queste persone. A tale proposito è interessante una scena del secondo capitolo: Grete, la sorella di Gregor, entrando nella stanza trova il fratello in piedi, come un essere umano e, istintivamente, fugge.[8]

Una volta […] venne un po’ prima del solito e lo sorprese mentre ancora guardava fuori, immobile, in una posizione eretta che suscitava terrore.

In questo caso verrebbe da chiedersi quale sia il vero motivo scatenante del terrore: infatti, se da una parte il narratore rimarca l’orrore che provoca la semplice vista di quel corpo, un lettore più attento potrebbe quasi chiedersi (ed eventualmente anche andare a controllare) se il terrore che Gregor infonde agli altri non si legga più facilmente dei momenti in cui assume comportamenti riservati all’uomo, come appunto stare eretto parlare, quasi che fosse proprio l’antropomorfizzazione dell’insetto a fare paura, e non il suo aspetto. Questa pista, che avrebbe delle buone potenzialità per essere una base di una non troppo sciocca interpretazione, non è però stata segnalata dall’autore della voce che stiamo commentando, quindi non la indagheremo oltre.

Per chiudere con la questione del disgusto e del terrore bisogna però tenere conto di una cosa: quando diciamo che il nuovo aspetto di Gregor repelle l’intera società stiamo commettendo un errore. A questa regola c’è infatti un’eccezione che riscontra nel comportamento di un personaggio specifico: la donna a ore. Si tratta di un personaggio che compare solamente nella terza parte del racconto e viene descritta come una vecchia vedova esperta di vita e dall’ossatura robusta. Il suo rapporto con Gregor non è dettato dalla paura, ma, almeno in primo luogo, dallo stupore:[9]

Questa anziana vedova, che, grazie alla solida ossatura nella vita aveva verosimilmente superato mille avversità, per Gregor non provava vero ribrezzo. Una volta – per caso e senza alcuna curiosità particolare – aveva aperto la porta della camera e scorgendo Gregor che, colto di sorpresa, si era messo a corre all’impazzata sebbene nessuno gli desse la caccia, si era fermata stupita, con le mani congiunte sul grembo.




La voce di Wikipedia procede mettendo in evidenza l’impossibilità di Gregor di instaurare una qualsiasi relazione umana. Ciò è senza dubbio corretto: nel testo questa incapacità viene espressa attraverso la semplice constatazione della limitatezza cognitiva ed espressiva di Gregor. Per fare alcuni esempi, gli è impossibile comunicare con gli altri perché la sua voce non è più quella umana:[10]

 «Sono riusciti a capire anche solo una parola?» (…) «Devi andare subito dal dottore. Gregor è ammalato. Digli di venire all’istante. Hai sentito come parla?» «Ma era la voce di un animale»

Gradualmente gli viene a mancare anche la vista: [11]

Perché, in effetti, vedeva sempre meno anche gli oggetti più vicini; […] avrebbe potuto pensare che la finestra desse su una landa desolata in cui il grigiore del cielo e quello della terra si confondevano fino a risultare indistinguibili.

La cecità, inoltre, si lega alla descrizione degli spazi del racconto. Nello specifico si potrebbe notare un anticlimax che procede dal possesso da parte di Gregor di una precisa e definita identità geografica, all’impossibilità di riconoscere il mondo che lo circonda. In questa maniera per Gregor il mondo diventa un grande deserto in cui può solamente guardare se stesso. Inoltre, va rimarcato il fatto che le stesse persone che lo circondano non credono che Gregor possa essere in grado di comprendere ciò che dicono:

 «Se almeno ci capisse», riprese il padre in tono quasi interrogativo; ancora piangendo la sorella fece un gesto energico con la mano, come a dire che era inutile anche solo pensarci. «Se solo ci capisse, - ripeté il padre e chiudendo gli occhi mostrò di accettare la convinzione della sorella che fosse un’ipotesi assurda, - allora sarebbe possibile trovare un accordo. Ma così…»[12]

Non bisogna però pensare che sia la mancanza di relazioni sociali a rendere Gregor un animale. Tuttalpiù possiamo pensare al contrario: l’impossibilità di dialogo e il trattamento del silenzio che gli altri riservano a qualcuno che non credono possa capirlo fanno sì che Gregor dimentichi le sue origini umane. Ciò nel testo viene riferito nel secondo capitolo, in seguito al primo incontro con la madre e alla sua naturale empatia: [13]

Sentendo le parole della madre, Gregor capì che la mancanza di ogni rapporto umano diretto e la monotona vita all’interno della famiglia, nel corso di questi due mesi gli avevano confuso le idee (…) Aveva davvero voglia che la che la sua stanza calda e accogliente, arredata con mobili di famiglia, fosse trasformata in una tana dove avrebbe potuto strisciare a piacimento, ma anche dimenticare presto e del tutto il suo passato umano?

Si potrebbe obiettare che anche prima della sua trasformazione la sua vita era priva di veri rapporti umani e rinchiusa nella monotonia della vita familiare. Questa obiezione sarebbe sensata, ovviamente solo nei limiti di ciò che della vita precedente di Gregor ci viene detto. Per esempio, il testo ci dice solamente che il lavoro lo costringeva a rapporti umani mutevoli e non consolidati,[14] si accenna solamente di sfuggita a degli amici e alla mancanza di relazioni sentimentali,[15] inoltre, il tempo libero lo trascorre a casa, praticando il traforo.[16]



Detto ciò, è però il caso di fare un paio di precisazioni riguardo quello che l’autore della voce di Wikipedia dice riguardo il diverso. La condizione in cui versa Gregor non sembra corrispondere pienamente a quella di un escluso, almeno non nei termini in cui si è soliti utilizzare quest’espressione. La diversità di Gregor, infatti, non è determinata dalla rottura o dalla sovversione di nessuno statuto tipicamente umano: non si tratta per esempio né di una diversità che dipende dalla razza, né dalla religione né dalla cultura. E nel testo non ci viene dato nessun indizio sufficientemente solido per poter giustificare un’interpretazione che verta in queste direzioni. Tanto più che, almeno nelle intenzioni, Gregor rimane fedele a ogni convenzione umana e alle sue istituzioni, e sotto questo punto di vista non esisterebbe motivo per allontanarlo dalla società civile. Ad esempio, Gregor vorrebbe continuare a lavorare e prova vergogna per il fatto di non poter più sostenere economicamente la propria famiglia:[17]

Quando il discorso cadeva sulla necessità di guadagnare, Gregor abbandonava subito la porta e avvampando di vergogna e tristezza si gettava sulla pelle fresca del divano che si trovava lì accanto.

 La sua diversità, e conseguentemente i motivi della sua esclusione, sono invece di tipo ferino: non esiste nessuno sforzo per reintegrare il diverso nell’ordine costituito perché questo diverso è motivo di terrore e di ripugnanza per chi l’osserva. Le cause della sua emarginazione hanno quindi a che fare con qualcosa di estremamente primitivo, legato agli istinti animali dell’uomo. Ciò ci porta lontano da eventuali spiegazioni che potrebbero toccare temi come il patto sociale o le problematicità legate all’uscita dallo stato di natura.[18]

In secondo luogo, è interessante notare il fatto che l’emarginazione di cui abbiamo parlato si attua escludendo forzatamente Gregor dal mondo. Nello specifico si passa da una situazione in cui Gregor è padrone della propria libertà, e in quanto tale si chiude in camera dall’interno, a una situazione opposta in cui da rinchiuso non è padrone di decidere quando le porte si apriranno: quel compito spetta solamente a Grete. In realtà, l’identificazione di Gregor con un prigioniero e della sorella con un carceriere, seppure non sia da escludere, è senza dubbio un po’forzata. Sulla stessa falsariga si potrebbe interpretare questo rapporto come quello tra un malato forzatamente costretto a una quarantena e un’infermiera che sulle prime è compassionevole e infine è tiranna. Questa ipotesi sarebbe anche rafforzata dagli indizi riguardanti la malattia e le ferite subite da Gregor di cui abbiamo parlato in precedenza.

Ma nemmeno la traccia della malattia risolve ogni problema. A questo proposito basti pensare al fatto che non viene fatto entrare in casa il medico, seppure in un primo momento questo era stato mandato a chiamare. Nel testo, inoltre, sono individualizzabili dei passaggi in cui la trasformazione di Gregor o il fatto di averlo in casa vengono letti come chiari motivi di una vergogna motivata dal senso di colpa. A tal proposito basti osservare come la modalità in cui viene licenziata la prima domestica:[19]

Inoltre, già il primo giorno, la domestica – non era chiaro cosa e quanto sapesse dell’accaduto – aveva pregato in ginocchio la madre di licenziarla subito e quando, un quarto d’ora dopo, si era congedata, aveva ringraziato tra le lacrime come fosse stata oggetto di chissà quale grazia, e senza che le fosse stato chiesto promise, con un giuramento terribile,[20] che non avrebbe rivelato niente a nessuno.

Ovviamente, non viene fornito alcun indizio maggiore riguardo un’eventuale colpa. Tutto ciò che si può congetturare dipende da poche parole dette dal procuratore mandato dalla ditta per cui lavora Gregor per capire il perché della sua assenza:[21]

«[…] Stamane il principale ha fatto cenno a una possibile spiegazione della vostra mancanza – riguarda l’incasso che di recente vi è stato affidato – ma io ho quasi dato la mia parola d’onore che tale spiegazione non ha alcun fondamento. […]»

In ogni caso non c’è motivazione sufficientemente per credere a queste parole, e soprattutto a interpretare un eventuale furto come primo movente della trasformazione di Gregor. Dobbiamo rassegnarci ad accettare il fatto che nell’intero testo non venga mai esposta una vera e propria colpa antecedente.


Per ora ci fermiamo qua, con la speranza di aver messo in luce come sia possibile a partire da poche premesse arrivare a considerazioni più ampie e complesse. Inoltre, ricordiamo al lettore che il bello della lettura consiste proprio nella possibilità, a partire dal testo, di sviluppare un pensiero autonomo in grado di confrontarsi con le interpretazioni altrui. Naturalmente, ciò vale anche per quello che scriviamo in questo blog. Anzi saremmo felici se, a partire dalle nostre parole, ogni lettore provasse il desiderio di approfondire autonomamente il poco detto.

Dedicheremo lo spazio relativo all'interpretazione autobiografica e familiare ad un prossimo articolo. 

Matteo


[1] https://it.wikipedia.org/wiki/La_metamorfosi (visitato l’ultima volta in data 04/06/2021).

[2] Per non allungare inutilmente l’elaborato ho preferito omettere il paragrafo in cui l’anonimo autore dell’articolo raccontava un aneddoto sulla prima copertina del libro e quello in cui suggeriva la lettura di Camus.

[3] Mi viene in mente ad esempio T. Pavel in Le vite del romanzo.

[4] F. Kafka, La metamorfosi, Einaudi, Torino, 2014, p.4 (tutte le note successive faranno riferimento alla stessa edizione)

[5] Ivi, p. 17.

[6] Ivi, p. 38.

[7] Ivi, p. 58.

[8] Ivi, p.36.

[9] Ivi, pp. 53-54.

[10] Ivi, pp. 15-16.

[11] Ivi, p. 35.

[12] Ivi, p.62.

[13] Ivi, p. 40.

[14] Ivi, p. 4.

[15] Ivi, pp. 51-52.

[16] Ivi, p. 12.

[17]Ivi, p.35.

[18] Forse però, sarebbe più interessante indagare in negativo proprio i motivi della lontananza da questi argomenti.

[19] Ivi, p. 31.

[20] Sarebbe veramente interessante, magari in un’altra occasione, capire perché questo giuramento sia considerato terribile.

[21] Ivi, pp. 13-14.

 



Commenti

Post popolari in questo blog

Giovanni Raboni traduttore di Arnaut Daniel: Reliquie Arnaldine

Alla fine degli anni Ottanta, Giovanni Raboni (1932-2004) inaugura una nuova fase della sua attività creativa, legata al recupero delle forme metriche tradizionali, non in chiave di un ritorno all’ordine fine a stesso, bensì avvertendo «l’esigenza di qualcosa di resistente contro cui lottare per creare una nuova espressività». [1] Bisogna ricordare che, in quel periodo, la poesia italiana stava assistendo a un diffuso e rinnovato interesse per le forme chiuse, tanto che si può considerare tale tendenza una reazione al frenetico contesto sociale, volta a rallentare un’accelerazione temporale che stava strappando l’uomo fuori da se stesso, limitandone il pensiero critico. Il rapporto tra la trasformazione della società e le esigenze di una nuova poesia emerge limpidamente dalle parole di Antonio Porta, tra gli intellettuali più prossimi a Raboni proprio in quegli anni:   Se qualcuno mi chiedesse qual è il comune denominatore tra linguaggi di poesia che ci arrivano da personalità mol

Distopie, profezie, realtà. Cinque romanzi di fantascienza

Come ognuno di noi ha appreso durante gli anni scolastici, la Guerra Fredda è una fase di contrapposizione ideologica e politica tra Stati Uniti e Unione Sovietica iniziata dopo la Seconda guerra mondiale e conclusasi con la caduta del Muro di Berlino. Altro fatto universalmente noto è che questa guerra non si combatté mai (o quasi mai) su di un tradizionale campo di battaglia, ma sempre in situazioni ben diverse: ai giochi olimpici, attraverso emblematiche partite di scacchi tra supercampioni [1] , nello spazio. Quella per la conquista dello spazio fu una battaglia fondamentale all’interno della Guerra Fredda, non una semplice lotta per il prestigio ma un modo per incutere timore, dimostrando la propria superiorità tecnologica e militare.  Nel 1967, due anni prima che gli Stati Uniti, con lo sbarco del primo uomo sulla Luna, mettessero a segno un punto decisivo per la vittoria, dalle pagine del Corriere della Sera, Anna Maria Ortese esprimeva le proprie perplessità per questi tentativ

Il Maestro e Margherita dalla letteratura al teatro

  Il Maestro e Margherita è un classico novecentesco. E come ogni classico che si rispetti, può essere preso da svariati punti di vista e attraversare le arti. Se si pensa a quest’opera letteraria applicata alle arti figurative, ad esempio, vengono subito in mente numerose illustrazioni, le variegate immagini di copertina delle varie edizioni. In musica, il capolavoro di Michail Bulgakov ha ispirato Simpathy for the Devil dei Rolling Stones, Pilate dei Pearl Jam, Love and destroy dei Franz Ferdinand. Diverse sono le trasposizioni cinematografiche (ricordiamo il film del 1972 di Aleksandar Petrović, con Ugo Tognazzi nella parte del Maestro) e televisive. Naturale, infine, che un romanzo così straripante di luoghi e azioni teatrali trovi terreno fertile nella pratica del palcoscenico. Di quest’ultimo legame, quello tra letteratura e teatro (o meglio, della letteratura che si fa teatro), ci occuperemo in questo articolo, prendendo in esame due differenti proposte: una più canonica, l’al