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«Non si può essere un grande poeta bulgaro!»

Con questa frase il giornalista Mario Missiroli (e successivamente Eugenio Montale, che lo cita in un suo articolo sul Corriere del 1963) non vuole ovviamente dimostrare il suo razzismo verso il popolo bulgaro, ma tenta di sostenere la sua tesi secondo cui la letteratura può nascere soltanto in un luogo provvisto di una certa importanza storica e influenza culturale. La grande letteratura, secondo Missiroli, può nascere quindi in Italia, in Francia, in Germania, certamente non tra i venticinque abitanti d’Islanda, in Svizzera (pensiamoci: nella noiosa Svizzera può davvero accadere un fatto degno di comparire tra le pagine di un romanzo?) …e ovviamente in Bulgaria!




Chi volesse informarsi sulle vicende biografiche di Georgi Gospodinov, l’autore del nostro libro della settimana, scoprirà che egli è nato a Jambol, piccola città dell’est della Bulgaria, e tuttora vive a Sofia. Leggendo poi Fisica della malinconia (2011) scoprirà con grande sorpresa (o magari no. Perché lasciarsi influenzare dall’opinione di Missiroli?) uno dei romanzi migliori scritti negli ultimi anni. Gospodinov fa precedere il suo testo da varie citazioni reali e inventate, tra le altre quella di un tale Gaustìn: «I generi puri non mi interessano molto. Il romanzo non è ariano». Alle varie voci che introducono il testo potremmo aggiungere quella del nostro amato Milan Kundera: «Il romanzo è l’eco della risata di Dio». Le frasi sommate dell’ignoto Gaustìn (scopriremo poi trattarsi di un amico dell’autore, studente di filosofia, uomo serissimo, bizzarro inventore e viaggiatore nel tempo) e del noto Kundera non spiegano forse che cos’è il romanzo? Un genere in cui vige la stessa libertà che ha Don Chisciotte nelle sue avventure, narrate però attraverso il filtro dell’ironia di Cervantes.





In Fisica della malinconia Gospodinov si concede questa libertà: ci racconta l’infanzia dei propri nonni, riscrive il mito del Minotauro, fornisce la sua particolare opinione sulla fine del mondo, racconta storie comprate dai propri concittadini tra le vie di Sofia, rilegge episodi storici e mitici, mostra foto, declama poesie, compila elenchi («Il romanzo non è un genere ariano!»), sempre utilizzando come sola e unica arma la propria ironia. Fisica della malinconia è un romanzo. Un romanzo di un grande scrittore bulgaro.


Fisica della malinconia non è quindi un romanzo unitario e ordinato, eppure segue un tema: quello della “malattia” di cui soffre l’autore. Gospodinov è malato di empatia: riesce ad immedesimarsi nelle storie delle altre persone al punto da provarne dolore. Il romanzo è in fondo un catalogo di storie che lo scrittore sente sue e che vuole tramandare in una capsula del tempo in modo che non siano dimenticate: la storia del nonno e del suo antico amore per una ragazza ungherese nato e morto durante la guerra, la comica e commovente storia del Minotauro, abbandonato dalla madre all’interno del labirinto, la storia di Giulietta, che da quarant’anni aspetta che il divo Alain Delon passi a prenderla in moto davanti al cinema in cui la donna vede i film dell’amato. Storie che, se non fossero narrate dall'empatico Gospodinov, andrebbero perdute per sempre.




Nico

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